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Attività Rischio Zero

Rischio Zero

Rischio Zero Rischio Zero è il marchio etico della Fondazione Luigi Guccione Onlus, Ente Morale Vittime della strada e di FISICO. Richiama l'approccio al tema della sicurezza stradale tipico dei Paesi più avanzati in tema di sicurezza stradale in Europa. "Rischio Zero", dunque, come marchio di qualità da "far utilizzare" alle imprese che operano nel settore della mobilità e della sicurezza stradale che condividono visione, missione e programmi della Fondazione Luigi Guccione e di FISICO.



Visione Zero (dal Dizionario della sicurezza stradale- Fondazione Luigi Guccione Editrice)

“VISIONE ZERO”, un nuovo approccio alla sicurezza stradale, dalla Svezia e dalla Svizzera un contributo per una nuova politica e una nuova cultura della sicurezza stradale: una visione, degli obiettivi, delle strategie di attuazione, della misure.
Il programma “Visione Zero”, fatto proprio nel 1997 dal Parlamento svedese, modifica radicalmente l’approccio al problema della sicurezza stradale partendo dall’idea che nessuno dovrebbe essere ucciso, gravemente ferito o menomato a causa di un incidente stradale e che I costi umani e sociali che ne derivano non possono più essere accettati come un inevitabile effetto collaterale della circolazione stradale
Bisogna partire dalla premessa che tutte le persone possono commettere errori, anche gli utenti della strada più ragionevoli, di conseguenza i sistemi del traffico e di pronto soccorso devono essere organizzati in modo che gli errori inevitabili non abbiano conseguenze fatali.
Si tratta di un programma che non trova applicazione in Italia.
L’ambiente strada deve essere adattato maggiormente alle capacità e ai limiti umani, in modo da permettere meno errori alla guida.

La responsabilità principale spetta all’autorità pubblica che deve:
- mettere in campo coerenti programmi di portata generale sui tre elementi del sistema mobilità (l’uomo, la strada, il veicolo);
- agire con interventi specifici sui fattori di pericolo proteggendo in primo luogo gli utenti della strada che risultano essere i più deboli e i più vulnerabili nelle diverse situazioni della circolazione, volta per volta pedoni, ciclisti, motociclisti, passeggeri di autovetture.

La sicurezza stradale non può che essere parte di una politica della sicurezza più complessiva che già viene adottata per quanto riguarda la mobilità con altri mezzi di trasporto (aerei, treni, navi …), dove già ora l’insieme del sistema viene studiato e organizzato in funzione della sicurezza.

Visione Zero ci dice che lo stesso approccio “di sistema” può essere adottato per la circolazione stradale in cui la responsabilità per la sicurezza deve essere equamente ripartita tra:
- gli utenti della strada che devono seguire le regole della circolazione e agire responsabilmente;
- lo stato che costruisce e gestisce la rete stradale, fissa le regole della circolazione e le deve far rispettare anche per finalità educative e di monitoraggio;
- l’industria e il commercio che producono e vendono i veicoli.

Sul piano politico e su quello della cultura della sicurezza, da affermare e diffondere a tutti i livelli, la “visione” di una circolazione stradale con “zero” morti e feriti gravi rappresenta uno stimolo potente per attivare le risorse, l’energia e la creatività di tutte le persone e di tutti gli organismi implicati, dalle responsabilità politiche a quelle tecniche e professionali, dalle scelte di mobilità ai comportamenti diffusi nel traffico.
Valenza etica ed efficacia comunicativa caratterizzano l’approccio Visione Zero: la sicurezza stradale diventa un tema all’ordine del giorno dei media, dell’opinione pubblica e del dibattito politico.
Ma perché la prospettiva “visionaria” diventi realtà si devono fissare obiettivi intermedi, indicare scadenze temporali, precisare programmi e possibili misure, valutare e verificare i risultati via via acquisiti.
Oltre alla Svezia anche Germania e Austria hanno adottato la prospettiva di Visione Zero.
Il caso della Svizzera La Svizzera sceglie nel 2000 la filosofia di Visione Zero per ripensare profondamente la propria politica di sicurezza stradale, Il risultato finale sarà Vesipo.
Italia, ambito urbano Per l’ambiente urbano, che in Italia fra registrare oltre il 40% dei morti e oltre il 70% degli incidenti, viene fortemente ribadita la necessità di estendere ulteriormente gli interventi e i dispositivi di moderazione del traffico per la riduzione diffusa della velocità, le “zone 30” nel quadro di programmi di qualificazione degli spazi pubblici e di promozione della mobilità pedonale e ciclabile. La sicurezza stradale in ambito urbano è il prerequisito per promuovere la Mobilità Sostenibile che tende a valorizzare la mobilità pedonale e ciclabile come modi da preferirsi soprattutto nei quartieri e nei piccoli paesi.

Marco Passigato, FIAB- Federazione Italiana Amici della Bicicletta
Daniele Manuetti, Associazione la città possibile

 
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