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Attività
Strade maltenute
I DATI DELLA SPESA (2001/2003) DELLA MANUTENZIONE DELLE STRADE NELLA
14 CITTÀ METROPOLITANE (BARI, BOLOGNA, CAGLIARI, CATANIA, FIRENZE,
GENOVA, MESSINA, MILANO, NAPOLI, PALERMO, ROMA, TORINO, VENEZIA,
TRIESTE)
scarica
i risultati della ricerca (350 kb)
Roma, gennaio 2005. Nella Sala della Biblioteca dell'Anci sono stati
presentati i dati di una ricerca condotta dalla Fondazione Luigi
Guccione e dall'Associazione Italiana per l'Ingegneria del Traffico
e dei Trasporti sulla spesa per la manutenzione ordinaria delle
strade nelle 14 città metropolitane negli anni 2001,2002, 2003.
Capire come varia l’entità della spesa per la manutenzione stradale
dei principali Comuni Italiani è uno dei modi attraverso cui comprendere
quanto peso si da alla sicurezza stradale in ambito urbano. Una
prima considerazione merita la difficoltà incontrata nella raccolta
delle informazioni: gli uffici che si occupano di sicurezza stradale
fanno in genere riferimento agli assessorati al Traffico mentre
chi fa manutenzione stradale fa riferimento agli assessorati ai
Lavori Pubblici, chi ha i "numeri" sono gli assessorati
al Bilancio. Tra le diverse competenze si evidenzia in generale
una scarsa comunicazione. E’ davvero singolare che chi si occupa
di migliorare le condizioni di sicurezza non sappia dove, come e
quanto si spende per la manutenzione delle strade.
I DATI DELLA RICERCA
L'ing. Stefano Giovenali, Presidente dell'AIIT, nell'illustrare
la ricerca, ha evidenziato come nell’anno 2003, anno dell’avvio
della patente a punti, si sia speso, per le realtà considerate,
circa il 15% in meno dell’anno precedente (112 milioni di euro
nel 2002 a fronte di 98 milioni di euro nel 2003).
In tale contesto spiccano - prosegue Giovenali - per efficacia
l'amministrazione comunale di Bologna che ha speso nel 2003 per
la manutenzione delle strade 47 euro per ogni abitante con un
andamento sempre crescente dal 2001 al 2003 e quella di Trieste
che presenta anch’essa una crescita negli anni considerati: é
il secondo valore di spesa pro capite pari a circa 32 euro.
Roma è la città che impegna in assoluto le cifre più consistenti:
49 milioni di euro nel 2002 che purtroppo si riducono nel 2003
a 35 milioni e che la collocano nella classifica di spesa per
abitante al terzo posto anche se con un valore più modesto rispetto
alle altre città (circa 14 euro). Ultima in "classifica"
Cagliari con 1,2 euro.
Insieme all’analisi della spesa di manutenzione pro-capite è stata
elaborata anche l’analisi della spesa per km di rete stradale.
Bisogna tuttavia ricordare che mentre il dato sul numero degli
abitanti è un dato oggettivo quello relativo alla estesa stradale
dipende dalla classificazione adottata da ciascuna delle realtà
considerate. La “classifica” per le prime posizioni rimane tuttavia
immutata con Bologna che spende 18.000 euro per km seguita da
Trieste con 17.500. Roma si vede invece sorpassare da Messina
anche in virtù dei soli 290 km di strade in dotazione che la collocano
come la città con la più ridotta rete stradale al contrario di
Roma che con 5.120 km risulta essere la città con la maggiore
dotazione infrastrutturale. Di nuovo ultima Cagliari con 356 euro
per km.
Più difficile si presenta la lettura della spesa per la sola segnaletica,
in quanto alcune città (Bologna, Bari e Venezia) non hanno ritenuto
di fornire i dati disaggregati. Limitandosi a considerare, nel
2003, le sole realtà per le quali è possibile valutare la spesa
è Firenze la città che spende di più per la segnaletica (8.3 euro
per abitante) seguita da Trieste (6.9 euro) e Torino (5,8 euro),
ultima in "classifica" Napoli con solo 0,60 euro.
Rincresce, prosegue Giovenali, riscontrare come Palermo sia l’unica
delle 14 città metropolitane, che malgrado un’instancabile opera
di sollecito, non abbia dato nessuna riposta.
La manutenzione è una emergenza, troppi incidenti attribuiti al
comportamento dei conducenti sono in realtà indirettamente legati
alla cattiva manutenzione delle strade. Un campione di un recente
sondaggio nazionale, del dicembre 2004, sulla percezione della
sicurezza stradale, dichiara (percentuale significativa: il 12%
) di aver avuto nell'ultimo anno un incidente a causa delle cattive
condizioni delle strade.
La stessa giurisprudenza individua nella cattiva manutenzione
l’insidia stradale e condanna l’ente proprietario (Cassazione
1.12.04)
E’ evidente quindi come si renda necessaria ed urgente - nell'interesse
di tutti - la manutenzione programmata obbligatoria, del resto
già prevista dalla legislazione vigente (combinato disposto dall’art.
40 del DPR 554/99 con l’art. 14 del nuovo codice della strada),
e, per il futuro con nuova legge, la gestione della strada da
parte dell’ente proprietario, come servizio pubblico.
I COSTI SOCIALI DELL’INCIDENTALITA’
Le strade sono troppo spesso protagoniste di drammi umani. Oltre
3.000 giovani tra i 15 e 29 anni muoiono ogni anno a causa di
incidente stradale. Dal dopoguerra ad oggi sono morte in Italia
circa 400.000 persone. E' come se fossero scomparsi tutti gli
abitanti di Varese, Mantova, Reggio Emilia, Siena e Cosenza messi
insieme. E nell'ultimo decennio è come se gli abitanti di Venezia
fossero diventati improvvisamente invalidi gravi in carrozzella.
Come se si “schiantasse” un Jumbo ogni settimana, tutte le settimane.
Possiamo dire quindi che siamo davanti a un fenomeno sociale grave
e non solo per gli ingenti costi che produce ogni anno: oltre
33 miliardi di euro (65.000 miliardi di vecchie lire), del tutto
sottovalutato da Istituzioni, privati, media e cittadini.
Cause diverse (veicoli troppo potenti, comportamenti umani irresponsabili,
infrastrutture viarie maltenute, appunto) spesso nascoste o sottovalutate.
ALCUNE PROPOSTE
Cosa può essere fatto per porre rimedi? Sarà necessario - "provoca"
il presidente della Fondazione Luigi Guccione - arrivare ad una
sorta di patente a punti anche per i gestori delle strade (revoca
della concessione e affidamento ad altri gestori) per giudicarne
l'operato e la qualità del servizio offerto? Potrebbe essere utile
una Carta dei servizi per regolamentare per legge i diritti degli
utenti?
Bisognerebbe considerare la strada un “servizio” al pari dell’energia
elettrica, del gas, del telefono, del trasporto pubblico locale
e di quello ferroviario, ecc. E prevedere quindi una legge “ad
hoc” che ne disciplini l’attività e le responsabilità in ordine
all’esercizio (anche per riguarda la certezza dei finanziamenti).
Per legge , appunto. Per arrivare a predisporre le linee guida
di un disegno di legge che preveda la strada come servizio e l’istituzione
di un’autorità (ministero per la sicurezza e la mobilità, Autority
o un’Agenzia) in grado di supportarla. La Consulta Nazionale per
la Sicurezza Stradale così com'è non funziona: è un luogo rituale
e inutile. Bisogna prevederla per legge, assegnargli fondi, personale
e coinvolgimento delle forze più vitali delle organizzazioni economico-sociali
italiane impegnate per la sicurezza stradale.
E Guccione rilancia: Enti Locali (Comuni e Province) e organizzazioni
sociali (imprese, società civile) debbono prendersi in carico
questo grave fenomeno sociale dell'incidentalità stradale. Bisogna
sottoscrivere un Patto per la sicurezza stradale per far divenire
centrale nelle loro iniziative la strada come servizio pubblico
(richiesta di una legge "ad hoc", certezza dei finanziamenti,
qualità delle prestazioni e degli interventi di manutenzione,
garanzie per gli utenti/Carta dei servizi). Bisogna aprire un
confronto, insieme, con il Governo e Parlamento per giungere a
dotazioni finanziarie certe e vincolate per la manutenzione programmata
e l'esercizio delle strade. Sarebbe un passo in avanti deciso
verso la sicurezza stradale.
IL DIBATTITO
Ricco di spunti anche il dibattito. Gabriella Gherardi, presidente
di AISES, l'associazione degli industriali della sicurezza stradale,
nel concordare del tutto con le proposte e fin qui avanzate afferma:
" già da ora la manutenzione programmata delle strade è obbligatoria
per l'ente proprietario a mente del combinato disposto tra l'art.
14 del nuovo codice della strada e l'art. 40 del DPR 554/99 (regolamento
della Legge Merloni).
Claudio Galbiati, del Centro Studi 3M per la sicurezza stradale
ricorda che una loro ricerca periodica sullo stato della segnaletica
stradale in Italia evidenzia come "una percentuale alta di
segnali (oltre il 30%) non è conforme al Codice della Strada,
per le motivazioni più diverse.
I risultati della ricerca possono costituire un utile strumento
di lavoro e di consultazione per i tecnici delle Pubbliche Amministrazioni,
nonché per i gestori della segnaletica, fornendo elementi conoscitivi
per promuovere la sostituzione e l’aggiornamento del parco segnali
esistente. Maggiori dettagli sulla nostra ricerca sono disponibili,
nell’area Pubblicazioni, sul sito: www.ufficiostrade.net"
"Bisognerebbe inserire nel Patto proposto da Guccione ad
Anci e Upi - sostiene Paolo Salvan del Direttivo di Aises - la
costituzione di UNISTRADA, un consorzio che coordini le varie
normazioni UNI attorno all'esercizio della strada. Analogamente
si dovrebbe procedere con una richiesta congiunta di una commissione
all'interno di Sincert per la predisposizione di linee guida per
la certificazione della strada per tratte". Fin qui i rappresentanti
delle imprese. Magli utenti come la pensano? “Non è un mistero
– dice Vito Nicola De Russis, Consigliere dell’Associazione Diritti
dei pedoni di Roma e Lazio - che, normalmente, nei programmi di
lavori di manutenzione delle strade viene ignorata la manutenzione
dei marciapiedi. I Pedoni pensavano (e speravano) che da un aumento
delle spese di manutenzione stradale potesse scaturire qualche
briciola di risorsa finanziaria per la manutenzione dei marciapiedi.
Spegne questa loro speranza la notizia che la spesa della manutenzione
delle strade in 14 città metropolitane italiane è diminuita del
15 % nel 2003 sull’anno precedente. Orbene, ridurre le spese di
manutenzione delle strade significa ridurre la sicurezza stradale
ed aumentare il livello di pericolo di tutti gli utenti della
strada e, in specie, quelli più deboli, cioè i Pedoni”. Ma corre
fare di più. Ecco Luciano Fantini dell’Associazione Italiana familiari
e vittime della strada: "Possiamo essere soddisfatti dell'attenzione
con cui oggi si guarda al problema della incidentalità stradale
da parte dell'opinione pubblica e delle forze politiche. C'è da
attendersi che ne conseguino investimenti in questo settore, in
linea con i parametri delle altre nazioni europee. Affinché gli
auspicati interventi possano avere la massima efficacia in termini
di riduzione della incidentalità , diventa ora prioritario conseguire
l'obbiettivo della crescita etica, conoscitiva e professionale
degli appartenenti agli Enti attuatori: Progettisti delle strade,
Tecnici dei Lavori Pubblici , Membri del Corpo delle Polizie Municipali
e Provinciali".
LE CONCLUSIONI
Il presidente della Consulta per la Mobilità dell'Anci, Arcangelo
Maria Merella, nel concludere l’incontro ha rilevato come negli
ultimi anni le leggi finanziarie non hanno previsto nemmeno un
euro per la sicurezza stradale. E gli investimenti locali nella
sicurezza delle strade sono diminuiti a seguito dei mancati trasferimenti
da parte dello Stato centrale. Occorre rilanciare l’iniziativa
su questi temi ed è per questo che “accogliamo la proposta del
Patto per la sicurezza stradale avanzata dalla Fondazione Luigi
Guccione”. E in questo senso pensiamo – prosegue Morella – che
bisognerà giungere alla certificazione per tratta delle strade
perché questo potrà anche portare all’abbassamento dei premi delle
polizze delle assicurazioni.
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