Indice
degli editoriali
Cinque anni di governo, la patente a punti,
lo smantellamento di un organo minimo di governance (Ispettorato
per la sicurezza della circolazione), due ministeri accorpati
oggetti misteriosi per la sicurezza stradale. Un Piano Nazionale
per la Sicurezza Stradale che si è rivelato un libro dei sogni:
a circa 7 anni dalla sua approvazione quasi del tutto inapplicato
e non finanziato. Politiche di bilancio sempre più scarse a fronte
di un aumento della circolazione stradale. Trasporto pubblico
locale sempre più penalizzato.
Una domanda di cambiamento sale forte dalla società civile, dal
mondo dell’impresa, dalle istituzioni locali. Bisogna
cambiare strada. Per farlo occorrerebbe una maggiore consapevolezza
della classe dirigente – che ancora non si vede però – dell’urgenza
di governare l’insicurezza stradale. Perché, se lasciata alle
“libere forze del mercato”, la strada uccide. C’è bisogno dunque
che la sicurezza stradale entri nei programmi politico-elettorali
sui quali i partiti e le coalizioni chiederanno ai cittadini il
voto. E subito dopo nella pratica di governo. Si devono individuare
priorità e urgenze. La prima riguarda la quantificazione
del fabbisogno finanziario (a pagina 6): ci deve essere certezza
e costanza di finanziamento negli anni (è il caso della manutenzione
programmata delle strade).
La seconda attiene alla revisione, semplificazione delle
norme e loro effettiva applicazione (Patente a Punti in primo
luogo). Riprendendo con vigore una massiccia e generalizzata campagna
di controlli sulle strade: sul rispetto dei limiti di velocità,
sulla guida in stato di ebbrezza, sulla manutenzione dei veicoli.
La terza è l’approvazione di una legge per le vittime
della strada che contenga l’istituzione dei Centri per la loro
assistenza. C’è bisogno poi di costruire un quadro nuovo di Governance
che garantisca continuità e stabilità di azione alle politiche
di governo della sicurezza stradale al centro e in periferia.
Ecco perché dagli Stati Generali – che abbiamo tenuto i giorni
8 e 9 novembre 2005 – sono venute proposte incalzanti inserite
in un documento – sfida ai candidati alle elezioni del 9 aprile
ai quali si chiede di sottoscriverlo prima del voto:
1. Nominare un Sottosegretario alla Presidenza dl Consiglio dei
Ministri con delega alla sicurezza stradale
2. Istituire per legge l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Stradale
o un Dipartimento presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri
sul modello di quello della Protezione Civile
3. Istituire per legge la Consulta Nazionale per la Sicurezza
stradale
4. Costituire una Commissione Interparlamentare per la sicurezza
stradale (Camera e Senato)
5. Nominare un Commissario di Governo presso la Conferenza Stato-Regioni
per il coordinamento delle politiche di sicurezza stradale nazionali
e locali
6. Costituire l’ Istituto per la Ricerca e l’Innovazione per la
Sicurezza Stradale (IRIS) sul modello di quelli esistenti
in altri Paesi europei: BAST (Germania), INRETS (Francia), SWOV
(Olanda), TRL (Inghilterra).
E in ultimo una richiesta al Ministro della Salute: convochi una
Conferenza socio-sanitaria sulla insicurezza stradale per attivare
le tante competenze esistenti nel comparto sanitario per un’efficace
azione di informazione, prevenzione, organizzazione dei servizi
(emergenza, riabilitazione, assistenza psicologica, ecc.) orientati
a questo grave fenomeno sociale.