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Indice
degli editoriali
Gli anni trascorsi hanno lasciato inalterato
il fenomeno gravissimo dell’insicurezza stradale nel nostro
Paese. Gli effetti positivi dell’introduzione della patente
a punti vanificati dopo due anni. Siamo lontanissimi dall’obiettivo
del dimezzamento di incidenti e morti entro il 2010. Come ci
chiede l’Unione Europea di dimezzare i morti.
La sicurezza stradale passa per le città: 70% degli incidenti
e quasi il 50% dei morti (4.000 persone circa uccise ogni anno
ed oltre 20.000 morti da monossidio di carbonio per lo più da
traffico di veicoli). E da li che bisogna partire se vogliamo
centrare l’obiettivo. E per farlo occorre coraggio e innovazione:
le vecchie ricette non hanno funzionato e non funzioneranno.
Non esiste nessun fabbisogno finanziario individuato per la
sicurezza stradale. Nessuna posta certa per mettere in sicurezza
le strade italiane. Si pensa ai grandi lavori ma non a rendere
più sicure le strade esistenti come ha più volte richiamato
anche il Presidente della Repubblica. L'insicurezza stradale
è un grave fenomeno sociale da affrontare e che può diventare
anche un'opportunità di sviluppo e di lavoro. Sulle strade italiane
negli ultimi 3 anni c’è stata una contrazione di oltre
20% nella spesa per la manutenzione ordinaria anche
a causa dei tagli ai trasferimenti degli Enti Locali (nostra
indagine presso gli uffici delle 14 città metropolitane).
Forti difficoltà per le imprese e l’occupazione del settore
“in affanno” per la mancanza di finanziamenti dei lavori (1000
imprese e circa 10.000 lavoratori: segnaletica e barriere; 3500
imprese e circa 40.000 lavoratori per la manutenzione degli
asfalti). Occorrerebbero 3.000 milioni di euro all’anno per
la manutenzione. La morte per incidente stradale – sostiene
l’OMS – se non opportunamente contrastata, in una scala di mortalità
da 1 a 10, passerà dall’attuale 9° posto al 3° come
causa di morte, solo dopo tumori e cardiopatie.
Il nostro Paese , tra l’altro, paga anche un pesante tributo
finanziario all’anno: 35 miliardi di euro di costi
sociali. L’Italia ad oggi ha azzerato il positivo trend di diminuzione
dei morti dopo l’introduzione della patente a punti che aveva
portato ad una riduzione della mortalità di circa il 25% nei
primi sei mesi dalla sua applicazione. Manca ad oggi un qualsiasi
organo di Governance della sicurezza stradale.
Le politiche di sicurezza stradale non hanno un minimo di coordinamento
neanche a livello delle Regioni.
E senza una strategia di governo questo grave fenomeno sociale
aggraverà inesorabilmente i già pesanti numeri di oggi: 8/9.000
morti, 25.000 disabili gravi, oltre 300.000 feriti.
150 bambini sotto i 10 anni uccisi ogni anno, oltre 1.000 tra
pedoni e ciclisti, 2.700 i morti sulla strada del percorso casa-lavoro
(incidenti in itinera).
Gli Incidenti stradali sono la prima causa di morte nella fascia
di età 14- 29 anni (circa 3.000 morti). Uccide più giovani
la strada che le droghe e l’aids messi insieme e non
è una questione di stragi del sabato sera se non vogliamo chiudere
gli occhi. Dobbiamo, invece, aprirli gli occhi e guardare i
Paesi europei più virtuosi: innanzitutto Gran Bretagna e Francia.
Quest’ultima in primo luogo da quando ha cambiato strada è il
caso di dire (meno 35,8% dei morti dal 2002 al 2005). Per questo
ora al nuovo Governo che si formerà nei prossimi giorni chiediamo
di onorare gli impegni concreti assunti in campagna elettorale
in particolare da Romano Prodi (vedi lettere nelle pagine seguenti.
Abbiamo avanzato 14 proposte concrete (che potete leggere sui
nostri siti: www. flg.it
e www.fondazionefisico.it)
puntando su tre priorità irrinunciabili:
1. costituire per legge l’Agenzia Nazionale per la sicurezza
stradale
2. finanziare il Piano Nazionale per la Sicurezza stradale
3. nominare un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
dei Ministri con delega alla sicurezza stradale
Dare risposte positive è un dovere morale, un interesse economico,
un segnale di civiltà.
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